Vicino alla città di Assisi, c’era una piccola chiesetta abbandonata chiamata la Porziuncola. Accanto alle sue mura diroccate cresceva un grande albero di fico.
Francesco , ancora giovane, un giorno entrò nella chiesa di San Damiano e si inginocchiò davanti al crocifisso di legno che stava sopra l’altare. Il crocifisso parlò a Francesco:
“ Francesco ripara la mia chiesetta della Porziuncola.”
Francesco ubbidì, ma quando riparò la chiesetta non abbattè l’albero di fixo.
Dopo che Francesco lasciò il papà e la mamma e diventò povero per amore di Gesù crocifisso. Molti altri giovani seguirono Francesco e diventarono i suoi compagni.
Il Santo con i frati con i suoi compagni girò per le strade a predicare la pace. Un’estate, in una giornata piuttosto afosa, San Francesco ritornò alla Porziuncola per riposarsi insieme a Frate Egidio e a Frate Leone. Sopra all’ albero di fico una cicala fece “cri- cri”, strofinando la zampetta sul fianco. Le cicale solitamente cantano volentieri quando è tanto caldo. Il sole mette loro addesso tanta allegria.
La cicala cantò sull’albero di fico e altre cicale risposero con il loro cri- cri: tutte insieme crearono una mervigliosa sinfonia estiva, un’ orchestra dai suoni simili a dei violini.
I tre frati ascoltarono la loro musica con molta gioia, ma ben presto la musica rilassante prodotta dalle cicale, fecero in modo che Frate Egidio e Frate Leone si addormentassero sotto la fresca ombra dell’albero di fico. San Francesco, invece, parlò con la cicala, sottovoce per non svegliare i compagni:
“ Sorella cicala! Sorella cicala!”
Le cicale hanno paura degli uomini: se qualcuno si avvicina troppo , smettono di cantare e si nascondo per non farsi trovare, e così accadde anche con San Francesco.
“ Sorella cicala, non avere paura di noi. Come vedi la tua dolce musica è stata gradita sia da me che dai miei compagni, ma non ti nascondere! Ci tenevo personalmente a ringranziarti…”
L acicala incuriosita mise le sue antenne fuori dal nascondiglio e infine sporse la testa per vedere chi fosse quell’uomo. Quando lo vide, non ebbe paura e perciò su una foglia che si trovava vicino al viso del Santo, ma sempre a debita distanza, e sfregò le zampette cercando di comunicare con lui.
Il giovane frate incuriosito dalla loro musica chiese a cosa stessero cantando lei con le sue maiche cicale. L’insetto continuò a emettere un suono sempre più veloce e acuto e con le antenne indicò il sole. Il Santo fissò la cicala cercando di sentire il suo cantare ma fece fatica ad ascoltare perciò ironicamente disse:
“ Capisco… quindi voi cantate quando il sole vi riscalda con i suoi caldi raggi e più è caldo e più felici siete voi sorelle cicale, ma non serve che vi avviciniate troppo al sole, altrimenti vi scotterete. Sorella cicala! Se ti metti qui accanto a me, forse potri ascolatare meglio la tua canzone.”
La cicala a quel punto scese in volo e fece un giro intorno al fico e infine, stanca di volare, si posò sopra la mano aperta di San Francesco.
“Ti chiederai il perchè ti chiamo sorella, anche se non ci assomigliamo per nulla.- disse il Santo alla cicala accarezzandole la testa con la puta del dito indice e continuò a parlare dicendo – Devi sapere che ti chiamo in questo modo perchè agli occhi di Dio siamo i suoi figli. Il nostro padre non è il sole, come credi tu, ma è tutto intorno a noi nella luce del sole e nel buio della notte, nel vento impetuoso e nell’acqua piovana , che bagna le foglie di questo fico. E’ lui che ci ha fatto dono di tutto questo e della bellezza della vita, che tu ogni giorno colori con la tua bella e dolcissima musica.”
La cicala sbattè le antenne e ascoltò attenta.
A quel punto a Francesco venne un’idea quella di organizzare, assieme all’orchestra di cicale e ai due frati dormiglioni, una lode a Dio per ringraziarlo di tutto.
Le cicale accettarono e i due frati si svegliarono dal pisolino pomeridiano. Tutti quanti parteciparono a quel bellissimo canto fino al tramonto. Presi dal momento decisero di continuarsi a vedersi nella stessa ora e nello stesso luogo per tutta l’estate.
L’ultimo giorno della stagione estiva San Francesco disse:
“ Mie care sorelle, ci avete rallegrato molto in questi giorni con il vostro canto. Ci dobbiamo separare ma ci ritroveremo la prossima estate a questo albero, che ne dite?”
Le cicale tutte insieme intonarono insieme una dolce musica di gioia e felicità, e non di tristezza, in fondo si trattava solo di aspettare un po’ di tempo e si sarebbero di nuovo rivisti tutti insieme sotto lo stesso albero di fico.
